sabato 19 maggio 2012

Imprese, famiglie e lavoratori: cronaca delle difficoltà quotidiane intrecciate col sistema bancario


In questi giorni sono circolate le relazioni trimestrali delle maggiori (per dimensioni) banche italiane; inevitabilmente osservando gli abbondanti utili, ben superiori all’anno precedente (si segnala ad esempio il gruppo UBI), emergono molte perplessità anche in relazione allo stato delle piccole e medie imprese, delle famiglie e dei lavoratori.



Nel rapporto tra banche ed imprese negli ultimi 9 mesi i costi finanziari rappresentati dai tassi di interesse e dalle più svariate commissioni e spese sono in alcuni casi più che raddoppiati. Prendiamo ad esempio un fido di cassa, che normalmente un anno fa presentava uno spread pari al 3 – 3,5 %. Oggi invece le imprese sono costrette ad accettare spread minimi del 6,5% con punte che arrivano al 9%. A questo si aggiungano le commissioni pagate per la messa a disposizione del fido di cassa, oggi corrisposte indipendentemente dall’utilizzo, che variano tra l’1% ed il 2% annuo. Se a questi si sommano le spese e le commissioni per l’operatività i risultati sono drammatici. A parità di utilizzo dell’affidamento un’impresa passa da un tasso annuo effettivo globale dell’8% al 16%. Il risultato di questo peso finanziario è una sensibile riduzione degli utili per le aziende che riescono ancora a farne ed un aumento vertiginoso delle perdite per le aziende in difficoltà.




Sul versante famiglie e lavoratori i dati degli ultimi mesi sono ancor più preoccupanti. Con l’abolizione della commissione di massimo scoperto, le banche hanno provveduto ad istituire ulteriori commissioni in caso di sconfino. E’ da segnalare che uno dei più grandi gruppi bancari italiani anche in caso di c/c ‘in rosso’ fuori fido per 1 € applica una commissione giornaliera pari a 5 €. Supponiamo il caso di una famiglia il cui conto corrente sconfini per 100 €, causa ritardato pagamento di uno stipendio dovuto a difficoltà finanziarie dell’impresa presso cui lavora un componente della famiglia: in tal caso la commissione avrebbe un peso del 5% giornaliero (!). Figuriamoci per i casi di sconfini ancor più limitati. Da una lato è pur vero che è necessario spingere i correntisti verso un comportamento più lineare; dall’altro comunque non si possono ‘inondare’ famiglie e lavoratori di commissioni fuori da ogni controllo, soprattutto in un periodo in cui l’aumento dell’imposizione fiscale indiretta e del costo della vita ha peggiorato la condizione di vita di molte famiglie..

Mentre i governi europei si dibattono in merito alle migliori politiche economiche e monetarie per scongiurare il baratro dell’Unione, buona parte degli istituti di credito italiani registrano utili in aumento ed imprese, famiglie e lavoratori soffrono sempre più. Riprendendo un passaggio di un libro di Guido Rossi, è il momento di “tutelare la maggioranza” dei cittadini da una “minoranza” che rischia di approfittarsene sempre più. A questo compito è chiamata la politica, che purtroppo negli ultimi vent’anni è stata segnata dal cambiamento dei partiti, quando il problema risiedeva negli uomini, che sono rimasti coltivando sempre gli stessi vizi.

2 commenti:

Marco Boffini ha detto...

Le possibilità sono due: o lo Stato regolamenta pesantemente il settore bancario italiano impedendogli di avere comportamenti antisociali (dopotutto già lo Stato regolamenta il comportamento delle persone per tutelare la collettività), oppure si apre il settore bancario alla vera concorrenza anche straniera con lo Stato come supervisore per impedire fallimenti di mercato che vadano a danno del tessuto produttivo (famiglie e imprese).

Luca Zuccotti ha detto...

Carissimo Marco, mi trovi pienamente d'accordo. Purtroppo c'è troppa 'banca' in questo Governo.