In questi giorni sono circolate le relazioni trimestrali delle maggiori
(per dimensioni) banche italiane; inevitabilmente osservando gli abbondanti
utili, ben superiori all’anno precedente (si segnala ad esempio il gruppo UBI),
emergono molte perplessità anche in relazione allo stato delle piccole e medie imprese,
delle famiglie e dei lavoratori.
Nel rapporto tra banche ed imprese negli ultimi 9 mesi i costi
finanziari rappresentati dai tassi di interesse e dalle più svariate commissioni
e spese sono in alcuni casi più che raddoppiati. Prendiamo ad esempio un fido
di cassa, che normalmente un anno fa presentava uno spread pari al 3 – 3,5 %.
Oggi invece le imprese sono costrette ad accettare spread minimi del 6,5% con
punte che arrivano al 9%. A questo si aggiungano le commissioni pagate per la
messa a disposizione del fido di cassa, oggi corrisposte indipendentemente
dall’utilizzo, che variano tra l’1% ed il 2% annuo. Se a questi si sommano le
spese e le commissioni per l’operatività i risultati sono drammatici. A parità
di utilizzo dell’affidamento un’impresa passa da un tasso annuo effettivo
globale dell’8% al 16%. Il risultato di questo peso finanziario è una sensibile
riduzione degli utili per le aziende che riescono ancora a farne ed un aumento
vertiginoso delle perdite per le aziende in difficoltà.
Sul versante famiglie e lavoratori i dati degli ultimi mesi sono ancor
più preoccupanti. Con l’abolizione della commissione di massimo scoperto, le
banche hanno provveduto ad istituire ulteriori commissioni in caso di sconfino.
E’ da segnalare che uno dei più grandi gruppi bancari italiani anche in caso di
c/c ‘in rosso’ fuori fido per 1 €
applica una commissione giornaliera pari a 5 €. Supponiamo il caso di una
famiglia il cui conto corrente sconfini per 100 €, causa ritardato pagamento di
uno stipendio dovuto a difficoltà finanziarie dell’impresa presso cui lavora un
componente della famiglia: in tal caso la commissione avrebbe un peso del 5%
giornaliero (!). Figuriamoci per i casi di sconfini ancor più limitati. Da una
lato è pur vero che è necessario spingere i correntisti verso un comportamento
più lineare; dall’altro comunque non si possono ‘inondare’ famiglie e lavoratori di commissioni fuori da ogni
controllo, soprattutto in un periodo in cui l’aumento dell’imposizione fiscale
indiretta e del costo della vita ha peggiorato la condizione di vita di molte
famiglie..
Mentre i governi europei si dibattono in merito alle migliori politiche
economiche e monetarie per scongiurare il baratro dell’Unione, buona parte
degli istituti di credito italiani registrano utili in aumento ed imprese,
famiglie e lavoratori soffrono sempre più. Riprendendo un passaggio di un libro
di Guido Rossi, è il momento di “tutelare
la maggioranza” dei cittadini da una “minoranza”
che rischia di approfittarsene sempre più. A questo compito è chiamata la
politica, che purtroppo negli ultimi vent’anni è stata segnata dal cambiamento
dei partiti, quando il problema risiedeva negli uomini, che sono rimasti
coltivando sempre gli stessi vizi.
2 commenti:
Le possibilità sono due: o lo Stato regolamenta pesantemente il settore bancario italiano impedendogli di avere comportamenti antisociali (dopotutto già lo Stato regolamenta il comportamento delle persone per tutelare la collettività), oppure si apre il settore bancario alla vera concorrenza anche straniera con lo Stato come supervisore per impedire fallimenti di mercato che vadano a danno del tessuto produttivo (famiglie e imprese).
Carissimo Marco, mi trovi pienamente d'accordo. Purtroppo c'è troppa 'banca' in questo Governo.
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