Il 28 febbraio scorso presso il Ministero dell’Economia è stato firmato
un importante accordo tra Ministero, ABI e confederazioni di categoria denominato
‘Nuova misure per il credito alle PMI’. Le premesse dell’accordo prendono atto
della fase recessiva in cui il Paese è entrato e della necessità di sostenere
le piccole e medie imprese, che rappresentano buona parte della nostra
economia. Il Governo si pone l’obiettivo si sostenere le imprese con
prospettive economiche, durante la lunga fase di tensione finanziaria che si è
aperta da tempo. Le misure vanno in tre direzioni:
-
sospensione dei finanziamenti in essere;
-
allungamento dei finanziamenti in essere;
-
promozione della ripresa e dello sviluppo delle attività.
La sospensione sarà possibile per la quota capitale dei mutui per 12
mesi e dei leasing per 6/12 mesi. Sul versante allungamento dei finanziamenti
vi sarà la possibilità di postergarne il termine di 2 anni per i chirografari e
di 3 per quelli ipotecari. In merito alle anticipazioni su crediti le stesse si
potranno prorogare per 270 giorni. Queste possibilità saranno rivolte a tutte
le imprese che non hanno beneficiato della precedente moratoria.
Oltre a queste opportunità, il Governo spinge gli istituti al sostegno
degli imprenditori che finanzieranno la propria azienda; infatti le banche si
impegneranno ad erogare finanziamenti pari al nuovo capitale che i soci
verseranno in azienda.
Con la sottoscrizione dell’accordo si prende atto di una situazione
drammatica. Da un lato ci sono numerose PMI in difficoltà, vittime di drastici
cali del fatturato e di allungamenti dei termini di incasso, che potranno
richiedere una sospensione o un allungamento degli impegni per cercare di
sopravvivere ed onorare gli impegni. Dall’altro si cerca di spingere gli
istituti a corrispondere finanziamenti almeno pari a quanto gli imprenditori
investiranno in azienda. Su questo punto esprimo seri dubbi. Nelle ultime settimane
la stretta creditizia ha raggiunto punti non prevedibili: siamo giunti a
erogazioni di finanziamenti garantiti da pegno superiore al 70/80%. Ne consegue
che non possiamo credere che gli istituti in presenza di una finanziamento soci
all’impresa eroghino lo stesso importo senza richiedere ulteriori garanzie.
Questo sistema rischia quindi di essere un circolo vizioso per le PMI, e
contemporaneamente un circolo virtuoso per le banche.
Purtroppo la breve analisi effettuata è solo operativa; con un orizzonte
temporale più lungo si intravede la previsione di una continua stretta
creditizia, cui l’unica risposta è la possibilità (sempre che ci si riesca e
sia sufficiente) di riscadenzare gli impegni.
Paradossalmente debbo sottolineare che la manovra pare più vantaggiosa
per l’istituto che per le imprese, che oggi hanno bisogno di altro. Gli
imprenditori necessitano della possibilità di anticipare i crediti e sostenere
la regolarità del ciclo incassi pagamenti, in quanto non possono sempre
richiedere sforzi ai fornitori oppure ritardare i versamenti erariali e
contributivi. Non è sufficiente prevedere nella parte finale dell’accordo che
le banche si impegneranno a “favorire il
finanziamento del capitale circolante connesso alla realizzazione di nuovi
ordini ovvero favorire progetti di investimento e il consolidamento delle
passività finanziarie”.
Gli imprenditori hanno bisogno di risposte e di indicazioni chiare, non
di lettere di intenti. Il sistema finanziario è in estrema difficoltà, ma tutte
le colpe non risiedono nelle PMI; si pensi solamente alla recente svalutazione
di ‘avviamenti’ effettuata da Intesa Sanpaolo e pari a 9 miliardi di €: si
riferisce per caso all’acquisizione di banche nell’Est europeo? Probabilmente
sì. Questo problema non può essere risolto a sole spese degli imprenditori.
Link di riferimento dell’Accordo:
http://www.tesoro.it/primo-piano/primo-piano.asp?ppid=29228
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