sabato 17 marzo 2012

Nuove misure per il credito alle PMI: le banche rispondano per fare sistema ed il Governo abbia più coraggio


Il 28 febbraio scorso presso il Ministero dell’Economia è stato firmato un importante accordo tra Ministero, ABI e confederazioni di categoria denominato ‘Nuova misure per il credito alle PMI’. Le premesse dell’accordo prendono atto della fase recessiva in cui il Paese è entrato e della necessità di sostenere le piccole e medie imprese, che rappresentano buona parte della nostra economia. Il Governo si pone l’obiettivo si sostenere le imprese con prospettive economiche, durante la lunga fase di tensione finanziaria che si è aperta da tempo. Le misure vanno in tre direzioni:



-          sospensione dei finanziamenti in essere;

-          allungamento dei finanziamenti in essere;

-          promozione della ripresa e dello sviluppo delle attività.

La sospensione sarà possibile per la quota capitale dei mutui per 12 mesi e dei leasing per 6/12 mesi. Sul versante allungamento dei finanziamenti vi sarà la possibilità di postergarne il termine di 2 anni per i chirografari e di 3 per quelli ipotecari. In merito alle anticipazioni su crediti le stesse si potranno prorogare per 270 giorni. Queste possibilità saranno rivolte a tutte le imprese che non hanno beneficiato della precedente moratoria.



Oltre a queste opportunità, il Governo spinge gli istituti al sostegno degli imprenditori che finanzieranno la propria azienda; infatti le banche si impegneranno ad erogare finanziamenti pari al nuovo capitale che i soci verseranno in azienda.

Con la sottoscrizione dell’accordo si prende atto di una situazione drammatica. Da un lato ci sono numerose PMI in difficoltà, vittime di drastici cali del fatturato e di allungamenti dei termini di incasso, che potranno richiedere una sospensione o un allungamento degli impegni per cercare di sopravvivere ed onorare gli impegni. Dall’altro si cerca di spingere gli istituti a corrispondere finanziamenti almeno pari a quanto gli imprenditori investiranno in azienda. Su questo punto esprimo seri dubbi. Nelle ultime settimane la stretta creditizia ha raggiunto punti non prevedibili: siamo giunti a erogazioni di finanziamenti garantiti da pegno superiore al 70/80%. Ne consegue che non possiamo credere che gli istituti in presenza di una finanziamento soci all’impresa eroghino lo stesso importo senza richiedere ulteriori garanzie. Questo sistema rischia quindi di essere un circolo vizioso per le PMI, e contemporaneamente un circolo virtuoso per le banche.

Purtroppo la breve analisi effettuata è solo operativa; con un orizzonte temporale più lungo si intravede la previsione di una continua stretta creditizia, cui l’unica risposta è la possibilità (sempre che ci si riesca e sia sufficiente) di riscadenzare gli impegni.

Paradossalmente debbo sottolineare che la manovra pare più vantaggiosa per l’istituto che per le imprese, che oggi hanno bisogno di altro. Gli imprenditori necessitano della possibilità di anticipare i crediti e sostenere la regolarità del ciclo incassi pagamenti, in quanto non possono sempre richiedere sforzi ai fornitori oppure ritardare i versamenti erariali e contributivi. Non è sufficiente prevedere nella parte finale dell’accordo che le banche si impegneranno a “favorire il finanziamento del capitale circolante connesso alla realizzazione di nuovi ordini ovvero favorire progetti di investimento e il consolidamento delle passività finanziarie”.

Gli imprenditori hanno bisogno di risposte e di indicazioni chiare, non di lettere di intenti. Il sistema finanziario è in estrema difficoltà, ma tutte le colpe non risiedono nelle PMI; si pensi solamente alla recente svalutazione di ‘avviamenti’ effettuata da Intesa Sanpaolo e pari a 9 miliardi di €: si riferisce per caso all’acquisizione di banche nell’Est europeo? Probabilmente sì. Questo problema non può essere risolto a sole spese degli imprenditori.





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