Trascorsi i primi 100 giorni del governo Monti è tempo di bilanci di
periodo. Oltre alla credibilità internazionale riacquisita ed oltre le note
positive, il Paese ha bisogno di tempo e di altri provvedimenti per intravedere
la luce. Con certezza insieme alla spending
review evocata dal professore, si auspica un’agenda per i giovani; infatti se da un lato la riduzione delle
spese correnti è un must per la
sostenibilità del debito e per un futuro migliore per le nuove generazioni,
dall’altro è ora necessario emanare semplici ma efficaci provvedimenti in
merito.
A tal proposito rifletto su come sia possibile uscire da definizioni
come ‘bamboccioni’, utilizzata dal
compianto Padoa Schioppa, oppure ‘sfigati’,
utilizzata dal vice ministro Martone. Aldilà di queste posizioni, per un
giovane laureato/diplomato è più facile e redditizio andare all’estero oppure
restare nella ‘culla familiare’, piuttosto che costruirsi una carriera in
Italia. Infatti nel nostro Belpaese la mobilità interna è molto limitata,
soprattutto per motivi salariali. Ne consegue la necessità di aumentarli, di
cui non se ne possono fare carico le imprese. Siamo allora di fronte ad un
vicolo cieco? No. Assolutamente no. Un manovra per aumentare il reddito dei
giovani fino a 35 anni potrebbe risiedere nella detrazione affitti. Oggi gli
effetti sono assolutamente poco significativi. Ipotizziamo invece di
individuare tre fasce con le seguenti detrazioni da applicare ai percettori di
reddito fino ai 35 anni di età compiuti:
-
la prima fino a 15.000 € con detrazione pari a 2.000 €;
-
la seconda da 15.000 € a 25.000 € con detrazione pari a 1.500 €;
-
la terza da 25.000 € a 30.000 € con detrazione pari a 1.000 €.
Gli effetti di queste detrazioni sarebbero molteplici. Innanzitutto si
favorirebbe nettamente la mobilità e l’intraprendenza; infatti nella parte
della vita in cui si consolidano le basi della propria carriera professionale il
‘sistema fiscale’ agevolerebbe la flessibilità e l’orientamento a nuove
esperienze, grazie ad un beneficio fiscale riservato a coloro che non risiedono
in abitazione di proprietà. In secondo luogo un’adeguata politica giovanile
orienterebbe le nuove generazioni ad acquistare casa solo dopo aver investito
nella propria carriera professionale, allontanandosi di fatto dall’errata
convinzione “è più conveniente fare subito
il mutuo piuttosto che pagare l’affitto”. Si potrebbe così ritornare ad un
concetto di acquisto casa, finanziata massimo al 70%. Inoltre si favorirebbe
l’indipendenza: una condizione essenziale per stimolare le nuove generazioni e
per liberare le mamme dai cosiddetti ‘bamboccioni’. Infine, considerato che le
detrazioni si otterrebbero solo in virtù di contratti d’affitto registrati, il
provvedimento sarebbe in grado di combattere in modo efficace l’evasione
fiscale dei locatori, che in base alle stime del Sunia (Sindacato degli
inquilini) all’anno 2009 è sempre molto preoccupante: risultano in nero 2
affitti su 5 con minori introiti per lo stato pari a € 3,5 mld.
La proposta deve essere necessariamente valutata in relazione ad inevitabili
regole di bilancio pubblico. Tuttavia ritengo fondamentale dare un segnale e
sforzarsi per agevolare i giovani. Si avvii quindi insieme ad una spending review, in parallelo, un’agenda per i giovani; in questo modo la
progressiva e programmata riduzione degli sprechi e delle inefficienze insiti
nella spesa corrente dello Stato, potrebbero in parte finanziare provvedimenti
per liberare i giovani dalla catene ed orientarli al merito.
Mi auguro che l’invito possa essere colto dal governo, in modo che
mensilmente si emani un provvedimento a favore dei giovani, discusso e promosso
sulla base di una seria agenda per
giovani.
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