All’assemblea annuale del Forex svoltasi a Parma, il governatore di
Banca d’Italia Ignazio Visco con sobrietà e precisione ha toccato un punto
centrale dell’attuale momento di recessione: la difficoltà del sistema bancario
che si è tradotta in una restrizione significativa del credito. Il passaggio è
stato seguito da un invito esplicito a ‘riaprire le maglie del credito’.
Questa indicazione riscontra quanto sta avvenendo e si sta sempre più
accentuando dal luglio scorso, in cui si è avviata una progressiva politica di
riduzione delle erogazioni. Dalla fine del 2011 ad oggi tale scelta strategica
non risparmia alcuna impresa indipendentemente dalla sua classe dimensionale, a
testimonianza di una precisa volontà del sistema nel diminuire le esposizioni.
Le conseguenze sono state, sono e saranno enormi. Le imprese infatti riscontrano
continui allungamenti del divario tra incassi e pagamenti, che stentano a
colmare in quanto il tradizionale supporto bancario degli ultimi 20 anni sta
scemando. Si difendono e sono in parte supportate le aziende con prevalenza di
rapporti commerciali con l’estero.
Dal lato investimenti il sistema imprenditoriale si trova di fronte ad
ulteriori difficoltà. I tassi applicati risentono in modo elevato della poca
fiducia nel mercato interbancario e si traducono in aumento del 150% del costo
finanziario per sostenere un investimento. Purtroppo il problema non è solo il
tasso, ma anche l’erogazione del finanziamento.
Questa politica creditizia sta portando ad un veloce fallimento un gran
numero di imprese. Purtroppo il passaggio da un sistema a ‘maglie larghe’ ad un
sistema ‘ristretto’ è stato troppo veloce e non distingue le aziende secondo un
criterio meritocratico. In parole povere un buon rating non è più una
condizione di tranquillità, proprio perché il sistema bancario in modo
indiscriminato sta riducendo a tutte le imprese la possibilità di accedere a
finanziamenti e la possibilità di disporre di linee di credito. Questo
indirizzo cela tutti i timori e tutte le previsioni dei banchieri che si stanno
preparando a futuri grandi scossoni, che il sistema Europa non sarà in grado di
ristrutturare od inviare.
In questo panorama dove non si intravede la fine ma solo l’inizio, le
banche non possono venire meno la loro ruolo di sistema. Così come l’Europa ed
i governi le hanno sostenute, allo stesso modo le debbono incoraggiare e spingere
verso un’erogazione del credito a sostegno delle aziende meritevoli. In questo
la politica deve tornare a rivestire il proprio ruolo di indirizzo e di definizione
delle politiche industriali; è la strada obbligata per il bene delle imprese e
dei lavoratori.
A tal proposito desidero evidenziare quanto dichiarato da un mio caro
amico in occasione della ricezione di un premio per le proprie capacità imprenditoriali
“…..formare i miei collaboratori non ha
il solo scopo di migliorare la mia impresa. Ha soprattutto lo scopo di formare
un patrimonio di conoscenze e competenze che resti nel tempo a disposizione del
territorio e del Paese….”. Questo sguardo alle generazioni future non può
essere minato da un unico orientamento alla preservazione del sistema
finanziario europeo.
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