giovedì 23 febbraio 2012

Più industria meno finanza: banche lontane dai bisogni del Paese


All’assemblea annuale del Forex svoltasi a Parma, il governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco con sobrietà e precisione ha toccato un punto centrale dell’attuale momento di recessione: la difficoltà del sistema bancario che si è tradotta in una restrizione significativa del credito. Il passaggio è stato seguito da un invito esplicito a ‘riaprire le maglie del credito’.



Questa indicazione riscontra quanto sta avvenendo e si sta sempre più accentuando dal luglio scorso, in cui si è avviata una progressiva politica di riduzione delle erogazioni. Dalla fine del 2011 ad oggi tale scelta strategica non risparmia alcuna impresa indipendentemente dalla sua classe dimensionale, a testimonianza di una precisa volontà del sistema nel diminuire le esposizioni. Le conseguenze sono state, sono e saranno enormi. Le imprese infatti riscontrano continui allungamenti del divario tra incassi e pagamenti, che stentano a colmare in quanto il tradizionale supporto bancario degli ultimi 20 anni sta scemando. Si difendono e sono in parte supportate le aziende con prevalenza di rapporti commerciali con l’estero.



Dal lato investimenti il sistema imprenditoriale si trova di fronte ad ulteriori difficoltà. I tassi applicati risentono in modo elevato della poca fiducia nel mercato interbancario e si traducono in aumento del 150% del costo finanziario per sostenere un investimento. Purtroppo il problema non è solo il tasso, ma anche l’erogazione del finanziamento.

Questa politica creditizia sta portando ad un veloce fallimento un gran numero di imprese. Purtroppo il passaggio da un sistema a ‘maglie larghe’ ad un sistema ‘ristretto’ è stato troppo veloce e non distingue le aziende secondo un criterio meritocratico. In parole povere un buon rating non è più una condizione di tranquillità, proprio perché il sistema bancario in modo indiscriminato sta riducendo a tutte le imprese la possibilità di accedere a finanziamenti e la possibilità di disporre di linee di credito. Questo indirizzo cela tutti i timori e tutte le previsioni dei banchieri che si stanno preparando a futuri grandi scossoni, che il sistema Europa non sarà in grado di ristrutturare od inviare.

In questo panorama dove non si intravede la fine ma solo l’inizio, le banche non possono venire meno la loro ruolo di sistema. Così come l’Europa ed i governi le hanno sostenute, allo stesso modo le debbono incoraggiare e spingere verso un’erogazione del credito a sostegno delle aziende meritevoli. In questo la politica deve tornare a rivestire il proprio ruolo di indirizzo e di definizione delle politiche industriali; è la strada obbligata per il bene delle imprese e dei lavoratori.

A tal proposito desidero evidenziare quanto dichiarato da un mio caro amico in occasione della ricezione di un premio per le proprie capacità imprenditoriali “…..formare i miei collaboratori non ha il solo scopo di migliorare la mia impresa. Ha soprattutto lo scopo di formare un patrimonio di conoscenze e competenze che resti nel tempo a disposizione del territorio e del Paese….”. Questo sguardo alle generazioni future non può essere minato da un unico orientamento alla preservazione del sistema finanziario europeo.

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