sabato 19 gennaio 2013

Puntiamo sui contenuti: la proposta Giavazzi a favore delle imprese


Dall’inizio del 2013 fino alle elezioni politiche imprese, lavoratori, consumatori e famiglie saranno costretti ad assistere alla campagna elettorale, che è già partita con i peggiori presupposti: dichiarazioni e proposte con poco approfondimento che non entrano nel dettaglio degli importanti provvedimenti che tutti ci attendiamo. Di conseguenza emerge sempre di più l’esigenza di puntare sui contenuti, per conoscerli e comprendere chi possa rispondere alle numerose istanze dei cittadini, che trovano un comune denominatore difficilmente espresso dai partiti e movimenti politici.
In merito alle proposte per imprese e lavoratori si è preso in esame il rapporto commissionato dal Presidente del Consiglio nell’aprile 2012 alla commissione guidata dal prof. Giavazzi e pubblicato il 30 luglio col titolo “Analisi e Raccomandazioni sui contributi Pubblici alle Imprese” (nella versione completa nel link in calce). L’interessante e ben fatto rapporto analizza i contributi pubblici erogati alle imprese in Italia districandosi tra numerose disposizioni (comunitarie, nazionali, regionali e così via), da cui emerge un dato attendibile pari a 10 miliardi di euro, che indica il valore dei contributi eliminabili in base ai principi che illustriamo di seguito.

Secondo un’impostazione liberale, riscontrata da numerose analisi empiriche e pienamente condivisibile, il prof. Giavazzi evidenzia come i sussidi alle imprese siano giustificati solo quando il mercato ‘non è in grado di raggiungere obiettivi socialmente desiderabili’, e si creano, di conseguenza, i cosiddetti fallimenti del mercato. Un esempio è rappresentato dalla difficoltà di investimento in Ricerca e Sviluppo delle PMI. Ovviamente i criteri di assegnazione dei contributi devono evitare gli effetti distorsivi, che rendono i costi superiori ai benefici; si tratta dei casi in cui l’imprenditore si concentra più sul ‘mercato politico della distribuzione dei sussidi’ anziché sull’attività imprenditoriale, oppure dei casi in cui i costi di gestione delle amministrazioni pubbliche ed amministrativi delle imprese annullano il beneficio.
Inoltre l’evidenza empirica dimostra come i contributi siano efficaci se spingono le imprese verso un’attività addizionale, ossia che non sarebbe stata effettuata senza il sussidio. Ancora analisi empiriche mettono in luce che il credito di imposta è uno degli strumenti più efficaci per concedere i contributi.
A questi aspetti relativi ai sussidi, è bene evidenziare alcuni effetti di politica economica correlati all’ipotesi di riduzione dei 10 miliardi di contributi alle imprese. L’analisi di quanto avvenuto in altri Paesi Europei dimostra che la riduzione della spesa pubblica legata cui consegue la riduzione della pressione fiscale produce effetti più che proporzionali in termini di aumento del PIL. Il Rapporto indica una previsione di aumento pari a circa 1,5% nell’arco di due anni.
Alla luce di quanto evidenziato dalla commissione, considerato che un ammontare pari a circa 10 miliardi di euro di contributi alle imprese è eliminabile in quanto produce effetti distorsivi del mercato, favorendo imprese piuttosto che altre, senza intervenire sui fallimenti del mercato, si potrebbe procedere nell’arco di 4-6 mesi alla cancellazione dei contributi, il cui maggior gettito potrebbe essere indirizzato alla riduzione della pressione fiscale alle imprese; nello specifico si potrebbe utilizzare il gettito per l’abbassamento del cuneo fiscale inteso come la differenza tra il costo del lavoro dell’impresa e lo stipendio netto del lavoratore.
I benefici di un simile provvedimento sono evidenti:
-          un aumento del PIL quanto mai necessario, anche a seguito delle stime al ribasso espresse nell’ultimo bollettino di Banca d’Italia;
-          un aumento della competitività delle imprese, percepibile e realizzabile a breve;
-          l’eliminazione di ‘zone grigie’ del mercato, dove si ampliano a dismisura gli effetti distorsivi del mercato che possono anche favorire la criminalità organizzata.
Dopo studi ed analisi la proposta è sul tavolo del governo. Cerchiamo nei programmi elettorali questa idea per comprendere chi possa perfezionarla, data l'evidenza della sua concretezza e realizzabilità.


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